Lo studio degli ideogrammi che costituiscono la parola “Qi Gong”, permette una migliore comprensione di questa disciplina.
Il Cinese è una lingua ideogrammatica, che rappresenta concetti e atteggiamenti mentali. Il modo di pensare cinese procede per immagini concrete, cioè si pensa per mezzo di immagini, visualizzando un’idea o un’ oggetto ed esprimendosi quindi sulla cosa raffigurata.
I due caratteri che costituiscono l’ideogramma “Qi“ esprimono una forma di energia che si può manifestare in vari modi. Una di queste manifestazioni è più materiale (carattere inferiore) e rappresenta una spiga di riso sezionata in modo da riconoscerne i chicchi: simboleggia l’aspetto sostanziale della materia. L’altra (carattere superiore), indicando il vapore che rilascia il riso cuocendo e che si eleva verso l’alto, è piu eterea e rappresenta il Qi ad uno stato informe. L’ideogramma completo esprime quindi l’essenza mutevole del Qi universale che, da materiale, diventa immateriale e viceversa. Rappresenta l’elemento celeste e l’elemento terrestre, Cielo e Terra, Yang e Yin, essenza vitale che anima ogni elemento presente in natura e che, a seconda del suo grado di condensazione, è più materiale o più etereo e spirituale.
L’ideogramma “Gong” è costituito da due caratteri. Quello situato a sinistra significa letteralmente “tavolinetto del fabbro” e suggerisce in tal modo un “lavoro pratico”. Il carattere posto a destra indica “merito”, “sforzo”, “impegno”.
Giungiamo così ad una più approfondita comprensione del Qi Gong come di un accurato lavoro condotto con solerzia e perseveranza sull’ energia vitale: attraverso lo scambio continuo con il Qi esterno vengono nutriti e purificati gli aspetti energetici più materiali e funzionali dell’ organismo; con una pratica “interna” si giunge ad una trasformazione alchemica del Qi personale in energie più sottili e spirituali.
Grazie a questa conoscenza è possibile comprendere meglio la classificazione operata dalla Medicina Tradizionale Cinese relativamente ai “Tre Tesori” custoditi nel corpo umano. Il Jing, l’energia più materiale, condensata e grossolana, che si manifesta attraverso la materia prima dell’organismo, l’ovulo lo sperma, il sangue mestruale e la saliva; rappresenta anche la potenzialità della crescita. Il Jing si trasforma in Qi, il soffio, l’essenza del respiro, l’energia vitale, più impalpabile rispetto al Jing. A sua volta il Qi viene sublimato e trasformato in Shen, la luce degli occhi, lo spirito. Lo Shen è inteso come una forma purissima di vibrazione energetica, che accomuna tutti gli esseri viventi, risiede nel Cuore, e ne guida l’orientamento profondo, consapevole e spirituale, nel corso della vita.
Tutte le forme di Qi Gong stimolano il flusso energetico nei Meridiani, favorito dai movimenti lenti e sinuosi e dall’ uso dell’ intenzione; nutrono e conservano il Jing ed il Qi; coltivano e sviluppano lo Shen, trasformando alchemicamente l’energia più grossolana dell’organismo in energia via via più sottile. Possiamo pensare ai tre tesori – Jing, Qi e Shen – come a corpo, energia/funzionalità fisica e mente/spirito. Contrariamente però ad alcune filosofie e religioni che pongono l’accento sulla rinuncia alle gratificazioni materiali, la filosofia Taoista parte dal principio opposto: è impossibile trovare lo spirito senza favorire le esperienze del corpo. Una delle più usate massime nell’ambito del Qi Gong è: “Raffina il Jing per ottenere il Qi, raffina il Qi per ottenere lo Shen, raffina lo Shen e ritorna al Vuoto”.
Il concetto di Qi è estremamente attuale anche per le sue straordinarie analogie con il campo quantistico della fisica moderna.
Nell’ infinitamente piccolo, a livello atomico e sub-atomico, la materia si manifesta a volte sotto forma di particelle, altre sotto forma di onde presenti in tutto lo spazio. La luce, le altre radiazioni elettromagnetiche e la stessa gravità mostrano questa natura duale, a cui la fisica moderna ha dato una risposta soddisfacente con l’ introduzione del concetto relativistico di “campo quantistico”. Il campo è un continuum presente ovunque, una “perturbazione” o “condizione” entro cui le particelle e le onde si influenzano reciprocamente e si trasformano le une nelle altre come in una danza cosmica. Avviene quindi, grazie a questo principio, l’unificazione dinamica di due concetti solo apparentemente contraddittori, considerati come aspetti differenti della medesima realtà.
Notiamo, grazie a questa teoria relativistica, l’analogia tra l’ idea di campo e il Tao inteso come Grande Vuoto senza forma, e che tuttavia produce le forme. Il concetto di campo è riscontrabile anche nell’idea di Qi presente ovunque, che può condensarsi in materia, la quale può di nuovo sublimarsi in energia, in un continuo alternarsi di Yin e Yang.
Trova così conferma nell’attuale pensiero scientifico quello che i mistici orientali affermano da migliaia di anni:
“Quando il Qi si condensa ci appare come cosa visibile e allora ci sono le forme. Quando si rarefà, la sua visibilità si annulla e allora non ci sono forme. Durante la sua condensazione si può non dire che questa è temporanea? ma quando si rarefà si può dire affrettatamente che allora non esiste? …..Il Grande Vuoto non può consistere che nel Qi; questo Qi non può che condensarsi per dar forma a tutte le cose; queste cose non possono che rarefarsi per dar luogo al Grande Vuoto” (Chang Tsai – Filosofo metafisico cinese – 1020/1077)1
(Jasmine n.63, ottobre/dicembre 2014, Anno XVIII, Periodico trimestrale pubblicato da Edizioni I.S.U.)
Citazione da “Il tao della fisica”, Fritjof Capra, Adelphi Edizioni, pag. 247
Maria Vaglio
FONTI:
“Tao te ching”, a cura di J.J.L. Duyvendak – Adelphi Edizioni
“Fondamenti di medicina Tradizionale Cinese”, Franco Bottalo, Rosa Brotzu – Xenia Edizioni
“L’Arte e la Scienza del QIGONG”, Kennet S. Cohen – Erga Edizioni
“Ideogrammi della salute” , Fabrizia Berera – Edizioni red!
“Il Tao della fisica”, Fritjof Capra – Adelphi Edizioni
“L’ Universo elegante”, Brian Green – Edizioni Einaudi